lunedì 17 gennaio 2011
Ebbene si, la donna senza volto di Silvio, sono io. PARTE PRIMA
Abbiamo cercato di tenerlo nascosto a lungo, per difendere la nostra privacy ed io, in particolare perche' temevo che il mondo ed il mio tenerone non avrebbero capito, ma ora che Silvio e' stato costretto ad ammetterlo per difendersi dalle accuse infamanti dei pm, non me la sento piu' di celarmi nell'ombra, sento che e' giunto il momento di stracciare i drappi londinesi tra cui mi ammantavo per pudore ed umilta' e di gridare ai quattro venti tutta la mia passione. Il mio amore, Silvio, ti salvera'!
Tuto comincio' in una torrida notte di inizio estate del 2009, dopo alcune spensierate ore al Testaccio in compagnia di amici, stavo rientrando in taxi al mio hotel quando il taxista comicio' ad incomodarmi con avances pesanti e volgari, gli gridai di farmi scendere immediatamente, minacciandolo con la lima delle unghie, ma purtroppo non appena scesi e chiusi con veemenza lo sportello della vettura non mi accorsi che un lembo del mio Valentino rosso con voulant vi era rimasto imbrigliato, l'auto con una sgommata lo trasformo' in un miniabito molto succinto.
Poco importava, mancavano alcune centinaia di metri, anche se con un tacco 12 sui sampietrini sembrava una impresa alla Florence Griffith. Ero a meta' tragitto con il viso imperlato di sudore ed il maquillage che cominciava a sciogliersi come un panetto di burro dentro ad una fornace di acciaieria quando una limousine nera paro' al mio fianco. Un finestrino oscurato comincio' ad abbassarsi: "Mi consenta bella signora, non posso esimermi dal notare che forse si trova in difficolta'."
Mio dio era lui! Il mio cuore comincio' a battere a mille, cercai di riprendere il sangue freddo per riuscire ad organizzare i miei pensieri e rispondere sensatamente, non ne ebbi il tempo: "Sarei molto lieto di darle un passaggio".
"La ringrazio ma mancano poche centinaia di metri al mio hotel."
"Anche pochi metri per una gioia rara come lei potrebbero essere pericolosi, sa' Roma non e' piu' quella di una volta."
Accettai l'invito. Giunti all'entrata dell'hotel ci fermammo alcuni interminabili minuti a conversare in auto.
"Giovanni ma hai visto come siamo stati fortunati questa notte, abbiamo fatto una buona azione salvando una splendida donzella in pericolo." Disse rivolgendosi all'autista.
Io arrossii' e gli raccontai la mia disavventura.
"Ma e' riuscita a prendere il numero del taxi di quel manigoldo?"
"No, purtroppo."
"Non tutto il male viene per nuocere, se non fosse successo non ci saremmo conosciuti e senza l'incidente dell'abito non avrei potuto apprezzare le sue gambe, ma sa che ricordano quelle della Gabriella Carlucci?
"Troppo buono..."
Ci scambiammo il numero di telefono e quell'incontro fortuito fu il primo di una lunga serie....
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